Come si fa la diagnosi di emorroidi?
La diagnosi di malattia emorroidaria si fa soprattutto con l’anoscopia. La rettosigmoidoscopia e la colonscopia o il clisma opaco sono obbligatori in qualunque patologia anale in cui si debba escludere la presenza di altre malattie più gravi, soprattutto e malattie infiammatorie ed i tumori.
Come si curano le emorroidi?
Il trattamento delle emorroidi va fatto solo quando esse danno disturbi. La dieta corretta è quella che mantiene una funzione intestinale regolare senza necessità di lassativi. E’ importante la pulizia della regione anale dopo ogni defecazione. Sono consigliati i bidè caldi che alleviano il dolore riducendo lo spasmo dell’ano.
- Le supposte e gli unguenti hanno una buona azione antinfiammatoria. Gli anestetici locali talvolta sono pericolosi per la possibile reazione allergica. Il cortisone va usato in un numero limitato di casi.
- L’iniezione sclerosante è uno di metodi più utilizzati nella pratica ambulatoriale, soprattutto in caso di sanguinamento. E’ una terapia sicura e di facile applicazione.
- Con la legatura elastica delle emorroidi si ditrugge parte del tessuto emorroidario e, generalmente, con due-tre trattamenti a distanza di un mese uno dall’altro, il prolasso si risolve.
- La terapia con farmaci per via orale agisce sui sintomi e in particolare sulla riduzione del gonfiore.
- Alcuni farmaci di derivazione vegetale come bioflavonoidi diosmina ed esperidina alleviano i disturbi senza effetti collaterali anche quando vengono assunti per lunghi periodi.
- La crioterapia consiste nel congelare i tessuti provocandone così la distruzione.
- Le dilatazioni anali, pur non eliminando le emorroidi, ne eliminano o ne alleviano i sintomi quando questi siano dovuti ad una contrazione eccessiva involontaria dello sfintere, condizione che frequentemente si osserva in soggetti esposti ad una vita stressante.
- La dilatazione, attenuando lo spasmo anale, favorisce il ritorno del sangue venoso e di conseguenza migliora lo stato della mucosa e della cute del canale anale.
Tutti questi trattamenti ambulatoriali consentono una cura definitiva in circa il 60% dei casi. Nel rimanente 40% i trattamenti dovranno essere ripetuti, magari a distanza di qualche anno. Nel 10% di tutti coloro che si rivolgono al chirurgo proctologo per disturbi emorroidari, si rende necessario, subito o dopo qualche tentativo di cure ambulatoriali, l’intervento chirurgico. Per il trattamento radicale e definitivo delle forme più gravi è dunque indispensabile ricorrere all’operazione con il bisturi a lama, oppure con quello elettrico o a raggi laser, che sono equivalenti. Il ricovero dura in genere circa 2-5 giorni e sono necessarie 1-2 settimane di convalescenza. Se l’intervento è eseguito da un chirurgo esperto con la tecnica appropriata al caso, le probabilità di recidiva sono pressochè nulle.
Attualmente esistono nuovi trattamenti non invasivi come la laserterapia endoscopica ed anche invasivi ma efficaci come l’emorroidectomia sec. Perguson che il Dr. Mattalia effettua regolarmente.